Come comunità universitaria siamo particolarmente scoss* dai due femminicidi che si sono consumati a distanza di pochi giorni e che hanno visto due giovani donne e studentesse universitarie, Ilaria Sula e Sara Campanella, uccise da giovani uomini.
Come sottolinea ripetutamente chi si occupa di contrastare la violenza di genere nei CAV, nelle università, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, i femminicidi non sono episodi isolati ed eccezionali, frutto di raptus o patologie individuali come alcune narrazioni giornalistiche continuano purtroppo a raccontare. I femminicidi rappresentano l’ultimo atto di una cultura patriarcale e misogina caratterizzata da modelli di maschilità tossica, da pratiche di controllo e isolamento, da un linguaggio sessista e da stereotipi di genere che rappresentano le donne come incapaci di autodeterminarsi.
La violenza di genere è un fenomeno strutturale, che caratterizza, in forme più o meno lievi, tutte le relazioni sociali, non solo i comportamenti criminali. Per questo misure di contrasto basate unicamente su politiche punitive sono insufficienti per mettere fine alla conta dei femminicidi.
Come docenti del corso di laurea di Gender Studies, culture e politiche per i media e la comunicazione, continueremo a promuovere politiche che intervengono sul piano dell’educazione di genere, sulla cultura del consenso, sul contrasto ai modelli di maschilità tossica e su un'equa distribuzione del potere nelle relazioni di genere.